Morattiade

Blanc e CobolliOvvero, lo stile Juve non prevede lo psicanalista.

C'è crisi. L'economia globale è in crisi. I conti del calcio italiano non sono da meno. E anche la Juve non sta tanto bene.
Ma diciamocelo: dopo tutto sono passate sei giornate sei dall'inizio del campionato.
Come possiamo non pensare all'Inter morattiana, ai suoi esoneri autunnali, alle sue crisi di panico, alla programmazione che si stravolge appena c'è qualcosa che non va?
La stampa che scrive di tutto, lo spogliatoio spaccato, i dissapori con l'allenatore, le gelosie, i fatti privati in prima pagina. Con un po' di snobismo, dobbiamo dircelo: fa così "Inter".
L'Inter della profezia che si autoavvera. Quella percezione di sè che diventa ontologia. Tutti dicono che sono in crisi, e io mi convinco, entro in crisi, sono in crisi. Roba freudiana. Esercizi onanistici per psicologi d'accatto e giornalisti cremaschi.
Ora: alla Juve Freud non l'abbiamo mai molto frequentato. Non è una tara culturale, ma piuttosto, contro il logorio della vita moderna, ci siamo sempre affidati ad una tradizione fondata sul silenzioso lavoro, la difesa della nostra dignità, un sobrio e operoso rigore. Fregandocene altamente dell'eventuale idiota battuta sul rigore.
Se all'Inter, insomma, quando la vittoria non arrivava, si affastellavano figure professionali come lo psicologo, il motivatore, la maga e il sarto, alla Juventus le regole sono sempre state due: lavorare di più e parlare di meno.
In termini di eredità teutonica, a loro Freud a noi Von Clausewitz.
Moggi faceva così, come del resto gran parte dei suoi predecessori. Lo stile Juve che, in tempi moderni, aveva bisogno talvolta di traslarsi in ostile Juve. Ognuno è uomo del suo tempo.
Dopo tre pareggi e una sconfitta, la situazione è oggi questa.
Sui giornali scrivono che Ranieri non ama Del Piero perchè troppo egoista, e progetta di tenerlo in panchina con il Palermo, il Bocia si risente e in qualche modo gliele manda a dire su Sky, e apriti cielo ,come è diviso lo spogliatoio. Che, poi per carità, abbiamo stravinto uno scudetto con Lippi e Vieri che boxavano, o con Del Piero e Pippo che non si sopportavano. Il punto è che queste cose devono restare nello spogliatoio, dove il malumore si spegne e viene incanalato da una società forte. Non finire sui giornali, dove si amplificano, con il risultato di esacerbare gelosie, risentimenti, atteggiamenti da prima donna.
Invece.
Invece qui parlano tutti. E a forza di parlare e di far parlare i giornali, capace che i giocatori si convincano di essere alla canna del gas. Parla Del Piero, e dopo una sconfitta parla per se stesso. E' il capitano e questo già è un errore gravissimo. Il capitano può parlare o non parlare ma, quando le cose vanno male, deve farlo a nome della squadra intera. Mica sei un Zanetti qualsiasi.
Parla Cobolli Gigli. Che rassicura, senza avere nel suo bagaglio l'essere rassicurante. Commenta le voci sull'esonero di Ranieri. Che dopo sei giornate e quarant'anni dall'ultimo esonero in casa Juve, non andrebbero nemmeno considerate. Da una società che tre mesi fa lo ha riconfermato a champagne e dichiarazioni altisonanti sulla conquista della Champions League.
Non di meno, il presidente non si preoccupa di smentire le voci su Ferrara come successore che, contro il Palermo, appare curiosamente alle spalle di John Elkann, probabilmente in vece di osservatore per la Nazionale, ma certo attirando curiosità e gossip.
Parla Blanc. Che riceve la sponda non tanto per parlar di Ranieri ma per riscrivere passato e futuro della Juve, con una vaghezza prossima all'incompetenza.
Infine, davanti allo Juventus Club Montecitorio, parla Ranieri, come da ampio resoconto di Tuttosport. E' un Ranieri ovviamente sulla difensiva che dice cose, talune anche giuste per carità, ma che dovrebbero rimanere nelle segrete stanze degli spogliatoi.
Fa l'elogio del Trezeguet uomo-squadra. E, per carità, a parte qualche villanzone, per usare espressione cara all'amico Mughini, che lo definisce un palo della luce, tutti noi sappiamo da una decade come David sia funzionale, con la sua essenzialità, allo sviluppo della squadra. Ce lo ricordavano spesso Lippi e Capello, che lo stimavano a tal punto da affiancargli crossatori in abbondanza.
Ranieri, fino a quando si è infortunato, ha dimostrato di stimarlo assai meno, ma ora ne agita il feticcio. Fuori dagli spogliatoi, la cosa potrebbe irritare Amauri, Iaquinta e il sensibilissimo Del Piero.
Fa l'elogio del Buffon motivatore, essenza dello spirito juventino. Lo accompagna però con una rampogna ai difensori, utile tra quattro mura, ma mortificante a mezzo stampa.
Il Chiellini capitano morale che ci dipinge è forse un'ulteriore frecciata a Del Piero.
Molinaro che non gioca in casa, perchè se no lo fischiano, è l'ennesima chicca da tenere chiusa a chiave.
Il silenzio, insomma, è d'oro.
Lo psicodramma da interisti.
Anche perchè questa è una squadra che, recuperati Zanetti e Trezeguet, vale il terzo posto e per il terzo posto è ampiamente in corsa. Ed è questa la dimensione da aborrire. La mediocrità in cui gli juventini non vogliono essere incanalati.
Ed è quello che ci verrà descritto come un ottimo risultato.
Esonerare Ranieri? Più che una questione di stile, è una questione di identità. Lui è l'allenatore della nuova dirigenza, con tutto quello che ne consegue. E' stato scelto perchè nella sua lunga carriera ha dato ampiamente prova di sapersi accontentare, di essere accomodante, di annuire pedissequamente ai dettami dirigenziali. Ranieri lavora con quello che gli viene dato e divide di buon grado l'onere delle scelte di mercato con la società. Società che, in ultima istanza, è sempre l'unica responsabile degli acquisti fallimentari.
E' un allenatore comodo. E qualunque siano i suoi problemi con lo spogliatoio, per questa società sarà difficile rinunciarci.
Il suo compito non è impossibile: deve farci galleggiare e non sprofondare. Questo gli è stato chiesto, e per questo crediamo possa essere all'altezza.
Se poi qualcuno si aspetta di vincere qualcosa, ne parleremo a fine stagione.
La priorità è che siano Cobolli Gigli e Blanc a terminare la loro carriera alle dipendenze della FC Juventus e, di guisa, anche Ranieri potrà essere sostituito con un allenatore dalle migliori ambizioni e dalla migliore personalità.
Perchè, con questa dirigenza, la scelta è tra arrivare terzi o ottavi. Proprio come l'Inter di Moratti. Di vincere, sia ben chiaro, non se ne parla. Il tifoso juventino non vuole arrivare, però, nè ottavo nè terzo e, in fondo, nella sua essenza, questi piazzamenti sono la stessa cosa.
L'unica cosa che fa la differenza è la dignità.
Perciò si evitino gli psicodrammi, le discussioni interne non varchino il cancello di Vinovo, e vediamo di arrivare terzi, in un anno in cui l'Inter, nelle stesse condizioni, arriverebbe ottava.
Poi, via.