La storia si ripete

MontezemoloCorsi e ricorsi storici. Sabato sera al fischio finale della partita persa con Interbrand srl un solo pensiero mi ha assalito: "La storia si ripete".

Ebbene sì, inesorabilmente e ciclicamente, tutto si ripete. La situazione attuale della Juventus è esattamente la stessa di ben 20 anni fa. All’epoca, un gruppo storico e fortissimo, costituito dai protagonisti del mondiale spagnolo con l’aggiunta di Platini, lasciava il calcio giocato per evidenti limiti di età. Si chiudeva così un ciclo di vittorie indimenticabili.

La dirigenza Juventina di allora, legata a valori obsoleti, non riuscì a sostituire degnamente i campioni che andavano in pensione ed ebbe inizio un periodo buio e pieno di umiliazioni. Venne assunto un allenatore simpatico e signorile (Marchesi ndr) che raccoglieva i favori della critica per il suo modo cortese di interagire con la stampa ed i media. Il suo palmares era scarno ma era simpatico ai giornalisti che, immediatamente, riempirono le prime pagine dei quotidiani rispolverando il mai dimenticato ed aleatorio concetto "Stile Juventus". Il primo anno le cose non andarono malissimo ed ottenne un secondo posto alle spalle del grande Napoli di Diego Armando Maradona. Le sciagure iniziarono l’anno successivo quando, con acquisti completamente sballati (Rush, Magrin, ecc) ma osannati dalla stampa nel periodo estivo, riuscì a racimolare uno squallido spareggio, vinto ai rigori contro il Torino, per partecipare alla Coppa Uefa.

Giunti a quel punto si continuò a commettere errori su errori, con acquisti patetici quali quelli di Altobelli, Zavarov e Barros. La squadra fu affidata ad una vecchia gloria del passato come Dino Zoff ed il simpatico e signorile Marchesi fu licenziato.
Il primo anno di Zoff fu un autentico incubo culminato con l’eliminazione a Napoli, in Coppa UEFA, con gol di Renica all 119 ° minuto dei supplementari. La partita fu un vero disastro, anche se vale la pena sottolineare che fu annullato un gol regolare alla Juventus. Il divario tra le due squadre, comunque, era netto ed evidente. Loro Maradona, Careca, Carnevale, Ferrara e noi Altobelli, Zavarov, Soldà, ecc. Il secondo anno di Zoff fu migliore ed un modesto centravanti di periferia come Schillaci (non seppe più ripetere quell’annata) riuscì a regalare discrete gioie a noi bianconeri. Quell’anno Zoff, infatti, riuscì a vincere Coppa UEFA e Coppa Italia.
Il divario rispetto al Milan di Berlusconi era abissale ma il carattere e l’orgoglio riuscirono, in piccolo, a dare delle soddisfazioni. Indimenticabile resta il gol di un modesto pedatore come Galia a San Siro, nella finale di Coppa Italia.
Qualcosa, dunque, si stava costruendo nonostante le difficoltà e l’inferiorità oggettiva.

Inspiegabilmente, alla fine di questa discreta stagione, la proprietà della Juventus decise di affidare le sorti della squadra ad un giovin signore di nobili natali.

Quel signore, oggi padrone incontrastato del panorama FIAT e, quindi, anche della Juventus, decise allora di assumere come allenatore un ex-rivenditore di champagne e di licenziare Zoff.
Ma vi è di più: assecondò la voglia di bollicine di Maifredi acquistando giocatori ridicoli come Luppi e De Marchi.
La stagione fu la peggiore degli ultimi 40 anni della Juventus, con sconfitte in serie ed umiliazioni cocenti, culminate con la mancata qualificazione alle coppe europee.

Il disastro fu completato con l’acquisto di un giocatore che ODIAVA LA JUVENTUS: Roberto Baggio.
Durante tutta l’estate, infatti, lo stesso Baggio dichiarò su tutti i giornali che era stato venduto al nemico e che se fosse stato per lui MAI avrebbe indossato la maglia della Juventus. Tale atteggiamento portò lo stesso "Codino bagnato" ad indossare la sciarpa della Fiorentina in occasione di FIORENTINA-JUVENTUS: ennesima partita persa ed ennesima umiliazione subita.

Finalmente alla fine di questo incubo l’avvocato Agnelli decise di passare il timone al fratello Umberto e di allontanare almeno dalla Juventus quel signore a lui tanto caro.

Fu richiamato il Trap con la consulenza di Boniperti. Iniziò così una lenta ricostruzione che portò da lì a pochi anni all’arrivo di Moggi, Giraudo e Bettega. L’incubo era finito. La Juventus era ritornata. Furono indovinati tutti gli acquisti compresa la scelta dell’allenatore. Nel giro di due soli anni la JUVENTUS trionfò a Roma in Coppa Campioni. Per oltre un decennio la Juventus è stata tra le prime tre squadre d’Europa. Il tutto, come sempre accaduto in occasione dei grandi cicli juventini, culminato con il successo della Nazionale Italiana nel mondiale tedesco: l’ITALIA ha vinto i mondiali solo quando a dominare era la Juventus.

La proprietà della Juventus, però, nel frattempo, perdeva i due suoi patriarchi: Giovanni ed Umberto. Si scatenava così una faida familiare ed ereditaria che portava in auge, per l’ennesima volta, il signore caro alla famiglia. Nel frattempo lo stesso aveva stretto amicizie importanti con il presidente di TELECOM e con politici asiatici. Era necessario, dunque, cacciare, ovvero defenestrare, i dirigenti della Juventus, in quanto troppo antipatici e nocivi per le vendite della FIAT e della FRAU. Quale miglior alleato, dunque, se non il presidente di TELECOM? D’altronde lo stesso Tronchetti era sotto indagine per intercettazioni illegali finalizzate allo spionaggio industriale (poi scagionato ndr) e potenzialmente in grado di conoscere materiale riguardante tutti gli italiani.

Fu così che, con l’aiuto dei quotidiani RCS e con quello degli "amici", il signor Luchino portò a termine il progetto nefasto. La Triade defenestrata e data in pasto ai moralisti di RCS ed Espresso e la Juventus sventrata e distrutta. Tutti i suoi campioni svenduti agli altri amici di Confindustria o allo stesso Tronchetti.

Ma per far aumentare le vendite FIAT era necessario completare l’opera con l’ingaggio del mai troppo citato Professor Guido Rossi, unico personaggio italiano in grado di gestire certe vicende.
Grazie, quindi, al Professor Rossi la Juventus veniva condannata alla serie B.

Così come venti anni fa, ma per motivi completamente diversi, finiva un ciclo vincente e straordinario ed iniziava un incubo. I dirigenti venivano scelti dal padrone della Fiat, della Ferrari e della Frau. La scelta ricadeva, volutamente, su soggetti inesperti ed incapaci a ribellarsi.

Dopo il calvario della serie B, stravinta con i resti della Juventus che fu, veniva ingaggiato un allenatore simpatico e signorile con un palmares scarno. Gli acquisti, così come venti fa, risultavano inadeguati e facevano aumentare il divario rispetto al principale competitor: Il Milan ed il Napoli venti anni fa, l’Interbrand srl oggi.

L’anno scorso, così come Marchesi venti anni fa, il simpatico e solare allenatore ha raggiunto un dignitoso terzo posto ma il divario tecnico rispetto al competitor è aumentato.

Oggi, come detto, la storia si sta ripetendo: umiliati e sbeffeggiati a San Siro e con prospettive di rilancio pari allo zero; dirigenti incapaci di contrastare il dominio politico industriale dei petrolieri; acquisti sbagliati; allenatore mediocre ma simpatico.

Non vi sono più Giovanni ed Umberto Agnelli. Resta, purtroppo, il signore caro alla famiglia, o almeno ad una sua parte.