Pagelle 2008: la difesa

ChielliniL’anno 2008 per la Juventus si conclude com’era iniziato, ovvero con grandi speranze per il futuro, prospettive interessanti e parecchie incognite.
E’ indubbio che progressi ce ne siano stati: a gennaio eravamo terzi senza pensare più di tanto a chi ci stava davanti. Fu un errore, anche perché i margini per puntare a qualcosa di più consistente c’erano, e lo dimostrò la Roma, sopravanzata dalla squadra di Ranieri sul finire dello scorso inverno, ma che si ritrovò addirittura campione d’Italia a mezz’ora dalla fine del campionato 2007/08, prima che Ibrahimovic rimettesse le cose a posto. Quella Juventus dilapidò tutto contro Reggina, Fiorentina e Torino e concluse la stagione a scartamento ridotto, accontentandosi di vincere qualche battaglia ma rinunciando troppo presto a provare a vincere la guerra. La qualificazione ai preliminari di Champions League, che la società e i media ad essa conniventi definirono “un evento sensazionale”, non rappresentò altro che il minimo obiettivo raggiungibile per una squadra che, seppur lontanamente parente della superba formazione smantellata in seguito allo scoppio di Calciopoli, sfruttava ancora l’onda lunga del lavoro (quello sì, sensazionale) a 360° che la gestione Giraudo aveva compiuto.
Perché una squadra con quei nomi e quella qualità senza impegni infrasettimanali europei poteva e doveva fare di più, se non altro non arrendersi e crederci comunque fino alla fine, come il DNA juventino comanda.

Voto alla prima metà dell’anno: 6

La seconda parte dell’anno si è aperta con la disputa dei succitati preliminari che tanto servirono a far gonfiare il petto ai dirigenti juventini. L’avversario, l’Artmedia Bratislava, era di quelli che ti passano il biglietto d’ingresso alla prima di un grande film anche se ti presenti malvestito e senza soldi. Va riconosciuto quanto il cammino europeo sia proseguito in modo più che dignitoso, facendo intravedere sprazzi di Juve vecchio stile e imprese di prestigio contro un Real Madrid comunque non trascendentale; il tutto, sinceramente oltre ogni più ottimistica previsione. In campo nazionale invece si è assistito ad una partenza ad handicap, quando a Vinovo si manifestò la “pareggite”, morbo imperante in quella fase della stagione, un male fastidioso al quale nel tempo si è comunque posto rimedio, mentre ancora non si è risolto l’altro grave problema di questa stagione juventina: l’infermeria sempre piena. Infortuni a catena, dal ritiro ad oggi, prevalentemente guai muscolari che hanno interessato ad oggi e in tempi diversi almeno l’80 per cento degli atleti in rosa e hanno sollevato perplessità sulle metodologie di lavoro dello staff di Ranieri, il quale Ranieri si è trovato a dover effettuare scelte obbligate avendo gli uomini contati. Per assurdo, un bene; perché il dover rinunciare a scegliere, per uno che dai tempi londinesi si porta appresso il nomignolo di “Mr. Tinkerman ”, è probabilmente un vantaggio... Il timore e le incognite sul futuro derivano proprio da questo aspetto: saprà Ranieri gestire il rientro di alcuni pezzi da novanta che finora sono mancati e che comunque “pesano” a livello di campo e soprattutto di spogliatoio? L’esperienza suggerirebbe la risposta “NO”, perché è innegabile che l’inversione di tendenza operata dalla squadra in termini di risultati e carattere porta il marchio di un mesto pomeriggio di Juventus-Palermo, quando Del Piero, dopo la brutta sconfitta, si presentò in sala stampa a nome e per conto di chi comanda nello spogliatoio, dichiarando quello che tutti ricordiamo. Da allora una striscia di risultati positivi, alcuni addirittura esaltanti, eccezion fatta per l’inopinata sconfitta di San Siro contro l’Inter, gara che per preparazione e approccio, ai più ha fatto dubitare sulle capacità di Ranieri nell’affrontare certi appuntamenti. Ma dovendo giudicare un totale di 25 partite, il giudizio nel complesso resta decisamente positivo.

Voto alla seconda metà dell’anno: 7

PAssimao ora all'analisi sul rendimento dei singoli, per reparto.

1. LA DIFESA.

Buffon: 6,5 per la prima parte, non giudicabile in campo nella seconda parte, voto 4 o 8 fuori dal campo, dipende dai punti di vista. Nei primi 6 mesi del 2008, quando la schiena lo lascia in pace fa quello per il quale è diventato famoso: parare bene e mettere la firma su alcune significative vittorie, come il ciclista da classica di un giorno che piazza lo sprint e conquista una tappa al Giro o al Tour, ma per la classifica non compete e non si capisce se per indolenza o effettivi guai fisici, anche perché: “ci sono gli Europei da preparare”. Detto, fatto: Gigione disputa un ottimo Europeo con la Nazionale, ma da settembre ricomincia ad infortunarsi, recupera in fretta e furia (chissà poi per quale motivo) e subisce una ricaduta.
Da quel momento il suo recupero risulta avvolto nel mistero: un mese? Due? No, si va al 2009. Intanto, lui ne approfitta per intervenire alle più disparate trasmissioni tv, presentare libri autobiografici ad appena 30 anni ed entrare nelle case degli italiani con spot pubblicitari di vario genere. Una specie di dopolavoro riccamente retribuito, o l’inizio prematuro di una nuova carriera a tutti gli effetti? Il Manchester City è ansioso di saperlo, noi pure. Anche perché Manninger, (voto 6,5) pur non avendo una sola unghia del talento di Gigi, sta offrendo quello che si chiede ad un buon portiere: l’essenziale. Una domanda sorge spontanea: quante grandissime squadre del passato hanno avuto portieri memorabili? Di solito il rendimento di un portiere dipende molto dalla sua difesa, dalla coppia centrale in particolare, e quella della Juve odierna è probabilmente la meglio assortita d’Italia e fra le migliori d’Europa. Infatti dopo un finale di stagione scorsa all’altezza, Chiellini (voto 7,5) e Legrottaglie (voto 7,5) si sono confermati affidabili e precisi, intelligenti e talmente affiatati da sopperire l’uno alle giornate meno brillanti dell’altro, ma soprattutto maturi per i grandi palcoscenici e i grandi duelli. Nel caso di Legrottaglie, ormai 32 enne ma per almeno 3 anni virtualmente in… vacanza, la metamorfosi ha del miracoloso (in tutti i sensi…) ma ormai dobbiamo riconoscergli che la sua rivincita personale è compiuta. Quanto alle alternative alla coppia titolare, mentre Mellberg (voto 6) offre un rendimento dignitoso e si rivela prezioso anche in fascia quando occorre; da dimenticare l’acquisto più sudato della gestione Secco (parole del diesse juventino): Knezevic (voto 4,5 ), reduce da un infortunio agli Europei ricade ben presto in qualcosa di simile, non prima però di aver deliziato gli attaccanti avversari con assist al bacio. Vuoi vedere che era meglio Boumsong (n.g.)? Certamente non possiamo sapere se fosse meglio di lui Andrade (voto 2 a chi l’ha comprato), ora in contenzioso per la rescissione del contratto che la società ha richiesto ad agosto. Sorprese invece dalle fasce, dove Grygera (voto 6,5) fino a giugno oggetto misterioso da impiegare come tappabuchi (“ci ho messo sei mesi mettendolo un po’ ovunque prima di capire che è un buon terzino sinistro ”, disse Ranieri dopo il gol realizzato dal ceko a Genova contro il Grifone) si riscatta in pieno nella seconda metà dell’anno, prendendo possesso della fascia di competenza. La destra, a dimostrazione di quanto ne capisca Ranieri… E se Salihamidzic (n.g.), jolly che nello scorso campionato aveva addirittura esaltato in certi frangenti, in questo ha pagato qualche acciacco di troppo, e Zebina (non pervenuto) sembra pronto per “Chi l’ha visto?”; a sinistra c’è l’evoluzione più sbalorditiva, in rapporto a quanto si era visto di imbarazzante fino a giugno e poi ancora fino ad ottobre. Si, Molinaro (voto 6, media in fiducia tra il 5 del periodo nero e il 6,5 degli ultimi tre mesi ), improvvisamente un altro giocatore da quella sera contro lo Zenit, dove uscì tra i fischi del suo pubblico, che già in passato lo aveva gratificato con simili “testimonianze d’affetto”. Ma Molinaro da quella parte è solo e ad oggi insostituibile, visto che Paolino De Ceglie (voto 6,5), reduce dal prestito in Toscana, ha dimostrato quanto il meglio lo offra dalla metà campo in su. Il mezzo voto in più rispetto al reale rendimento offerto dall’aostano ha valore simbolico: l’aver causato l’espulsione di Zambrotta al primo ritorno in una gara ufficiale a Torino, ha appagato quel poco di istinto vendicativo e rancoroso che tutti, nel nostro piccolo, coltiviamo...